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Martedì, 17 Maggio 2022
Economia e mercati
Il cambiamento ambientale è indubbiamente la sfida di lungo termine più decisiva che l’umanità si trova a dover affrontare. "Il fallimento dell'azione climatica" non è solo la principale minaccia a lungo termine nel Global Risks Report del World Economic Forum per il 2022, ma è anche un elemento chiave di cui gli investitori devono tenere conto quando elaborano le ipotesi a lungo termine sull'economia e sui mercati. Affrontare i cambiamenti legati alla transizione energetica non significa ritoccare marginalmente alcune variabili macroeconomiche, bensì ripensare totalmente le previsioni sui rendimenti delle classi di attività, e ciò ha importanti implicazioni per gli investitori.
Monitorare l’eccessivo rallentamento economico in attesa del rallentamento dell’inflazione. Ascolta il podcast settimanale dalla voce di Stefano Castoldi.
Sheila Zanchi, Head of Strategic Marketing & Products in Italia e Monica Defend, Head of Amundi Institute ci parlano delle ragioni alla base del recente repricing nei mercati obbligazionari e azionari. Quali modifiche dovrebbero apportare gli investitori alla loro asset allocation?
Il contesto globale e la situazione macroeconomica attuale dell’Italia: il rischio crescente di stagflazione sta inducendo un taglio delle stime sulla crescita e, al contempo, un aumento delle revisioni delle stime sull’inflazione. Le previsioni di crescita per l’Italia sono state riviste al ribasso per via dell’inasprimento delle condizioni finanziarie e della normalizzazione della politica monetaria, due fenomeni accompagnati dalla crisi energetica in Europa e dalle strozzature delle catene del valore globali. Di conseguenza, la crescita del PIL in Italia è stata rivista al ribasso e portata al 2,6% per il 2022, mentre nel 2023 dovrebbe rallentare e attestarsi all’1%; il PIL nella zona Euro dovrebbe invece crescere nel 2022 del 2,4% e rallentare all’1,3% nel 2023. Le proiezioni sull’inflazione sono state riviste al rialzo in quanto si ipotizza uno scenario caratterizzato da un aumento del prezzo del petrolio e da un’inflazione realizzata più robusta e più generalizzata: per il 2022 prevediamo per l’Italia e per la zona Euro un’inflazione media rispettivamente del 7,3% e del 7,5%, mentre per il 2023 ci aspettiamo una sua riduzione, con una media del 3,9% in Italia e del 4,1% nella zona Euro.