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Un anno di guerra in Ucraina e l’accelerazione della transizione energetica e della frammentazione
Venerdì, 24 Febbraio 2023
Economia e mercati
La recente decisione dell’Occidente di inviare carri armati in Ucraina per contrattaccare l’offensiva russa aumenta il rischio di un’escalation diretta con l’Occidente, mentre la probabilità di una guerra prolungata rimane elevata. Va però ricordato che la maggior parte dei conflitti moderni si conclude con un negoziato quando entrambe le parti sono sufficientemente esauste, e riteniamo che la possibilità di un cessate il fuoco verso la fine del 2023 / inizio del 2024 sia attualmente sottostimata.
A prescindere da quale sarà la conclusione, il panorama geopolitico è cambiato profondamente dall’inizio del conflitto. La NATO ha riaffermato il suo ruolo primario nella difesa dell’Occidente e le spese militari sono aumentate un po’ ovunque. I paesi che si sono rifiutati di condannare la Russia hanno nel frattempo acquisito un maggior peso sulla scena geopolitica.
L’impatto del conflitto sull’economia ucraina è stato devastante, con oltre 5 milioni di persone che hanno dovuto abbandonare casa e lavoro e con un crollo del PIL. Le stime dei costi della ricostruzione oscillano tra i 350 e i 750 miliardi di dollari e stanno ancora crescendo. Finora la performance dell'economia russa è stata migliore di quanto previsto da molti economisti grazie soprattutto alle entrate inattese derivanti dai prezzi molto più alti dell'energia, ma gli effetti avversi delle sanzioni si faranno sentire col tempo.
L’Europa ha risentito in particolare dello shock legato alle forniture energetiche e in particolare al quintuplicarsi del prezzo del gas. Se da un lato le misure fiscali sono riuscite a tamponare temporaneamente l'effetto di tali aumenti sulle imprese e sulle famiglie, dall’altro siamo convinti che l’industria europea potrà continuare a essere competitiva solo se si troveranno nuovi fornitori e si diversificheranno le fonti di energia. Per far fronte ai prezzi più volatili dell’energia e delle materie prime sarà necessaria una politica monetaria più proattiva e dipendente dai dati, in grado di contenere le pressioni inflazionistiche.
I mercati emergenti e i paesi a basso reddito hanno risentito molto di più dell’inflazione per via della maggior ponderazione dei prezzi dell'energia, delle materie prime e degli alimentari nei loro indici dei prezzi al consumo. Nel complesso, la maggior frammentazione derivante dalla guerra rappresenta una grave battuta d’arresto per la globalizzazione e spingerà gli investitori a focalizzarsi sugli aspetti specifici di un paese piuttosto che sui paesi emergenti come asset class.
Gli investitori devono far fronte a un nuovo equilibrio geopolitico caratterizzato da catene del valore più corte, maggiore protezionismo e inflazione più alta. In questo contesto complesso, le materie prime possono essere asset interessanti. L’impatto sulle azioni, soprattutto in Europa, è stato diverso a seconda dei settori e delle aziende, rafforzando la necessità di una selezione dei titoli con approccio bottom-up.
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