Cambiamenti climatici dopo il Covid-19: la crisi a un bivio

Lunedì, 22 Giugno 2020

Economia e mercati

Non lasciare che una buona crisi vada sprecata

- Sir Winston Churchill -

Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno in cui i politici, le imprese e gli investitori si sarebbero impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico. Dopo la deludente 25a Conferenza sul clima di Madrid, i gravi incendi scoppiati in Australia a fine 2019 e il piano ambizioso dell’Unione europea per affrontare il cambiamento climatico attraverso il Green Deal, il 2020 avrebbe dovuto essere il punto di svolta.

Invece, è l’anno della pandemia del coronavirus. La 26a Conferenza sul clima è stata rinviata, gli scioperi per il clima (i cosiddetti Climate Strike) sono stati annullati e la capacità della Commissione europea di rendere davvero efficace il Green Deal non è ancora stata dimostrata. Tuttavia, se da un lato i lockdown globali hanno sicuramente ridotto le emissioni inquinanti per il 2020, dall’altro resta da vedere se il tema del cambiamento climatico tornerà ad essere centrale nella fase della ripresa o se sarà ancora una volta messo da parte.

Quali implicazioni potrebbe avere il coronavirus sul cambiamento climatico nel breve e nel medio termine?

"Per gli investitori, integrare i rischi e le opportunità legati al cambiamento climatico nelle loro linee guida di investimento è una necessità assoluta."

Dall’inizio del lockdown, i livelli di inquinamento si sono drasticamente ridotti. Secondo Carbon Brief, le emissioni annuali di gas serra dovrebbero diminuire del 5,5% nel 2020. Anche se questo potrebbe essere il più grande calo annuo di emissioni di CO2 a causa di una crisi economica o di un periodo di guerra, tale consistente riduzione non sarà sufficiente a limitare il riscaldamento a 1,5° C al di sopra delle temperature pre-industriali (per cui è necessaria una riduzione annua del 7,6% delle emissioni globali). Tuttavia, questa è un’opportunità senza precedenti di osservare ciò che accade quando gli esseri umani hanno un impatto limitato sull’ambiente. La natura sembra aver prosperato di fronte all’inattività umana. Nei sobborghi di Parigi sono comparsi i cervi, montagne lontane sono diventate visibili a Nuova Delhi e persino i coyote sono stati avvistati vicino al Golden Gate Bridge di San Francisco.

Questo non deve indurci a pensare che il coronavirus abbia risolto il problema del cambiamento climatico. In realtà, potrebbe persino minare o rallentare le politiche climatiche e gli investimenti. Ad esempio, il crollo finanziario del 2008 ha portato a una riduzione ‘una tantum’ molto limitata delle emissioni di CO2, ma questi risultati sono stati completamente cancellati negli anni successivi. La storia potrebbe ripetersi a meno che non vengano adottate misure preventive serie. Dopo il primo trimestre dell’anno, le emissioni di CO2 in Cina hanno già iniziato ad aumentare con la ripresa dell’attività economica e il calo delle emissioni in tutto il mondo dovrebbe essere di breve durata. Se questa tendenza continuerà, una forte ripresa nel 2021 potrebbe persino compensare le riduzioni temporanee delle emissioni nel 2020. Per alcuni settori, i governi potrebbero intervenire per allentare i vincoli legati al clima. Di fatto, il coronavirus ha posto le basi per massicci interventi governativi.

Senza dubbio, anche il settore privato svolgerà un ruolo determinante. Il modo in cui le aziende si comportano durante la crisi, e la loro capacità o volontà di sfruttare al meglio questa crisi per passare a modelli di business più sostenibili, sarà un fattore decisivo per determinare il percorso per contrastare il cambiamento climatico.

L’epidemia di COVID-19 potrebbe accelerare, compromettere gravemente o non avere alcun impatto significativo sul cambiamento climatico. Da un lato, una risposta debole da parte dei vari soggetti interessati, sia pubblici che privati, potrebbe minacciare la capacità di rispettare l’accordo di Parigi, e rinviare il problema o peggiorarlo. D’altro canto, la pandemia potrebbe rappresentare un’opportunità d’oro per promuovere i processi di decarbonizzazione e di transizione verso modelli e politiche aziendali più sostenibili.

In ogni caso, gli investitori dovranno ancora integrare il cambiamento climatico nei loro processi decisionali, in quanto i rischi e le opportunità legati al cambiamento climatico non scompariranno, anche nel caso in cui venissero attuate politiche sostenibili forti. Le politiche di engagement saranno fondamentali per assicurare l’integrazione della sostenibilità da parte delle aziende. Tuttavia, se non riusciamo a sfruttare questa crisi per intraprendere un percorso più sostenibile, allora gli investitori dovranno far fronte al materializzarsi dei rischi fisici e dei potenziali contraccolpi politici.

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